venerdì 2 settembre 2016

Pazienza, Giampiero


Due giorni di ritiro, un paio di allenamenti, giusto il tempo di conoscere i suoi nuovi giocatori, poi la sconfitta contro una squadra, la Francia, nettamente superiore dal punto di vista tecnico, ed ecco che Giampiero Ventura è già finito nel folle tritacarne della critica italiana.

Eppure, se c'è una sconfitta che porta con sè una vagonata di attenuanti, è proprio questa. Innanzitutto, di fronte c'era una Francia che, in questo momento storico, vive su un altro pianeta calcistico rispetto al nostro per tecnica, fisico ed esperienza internazionale. Anche solo questo basterebbe a "giustificare" una battuta d'arresto comunque dignitosa, non certo una Caporetto del pallone.

Ma Ventura, di attenuanti dalla sua parte, ne aveva ben più di una. Come detto, l'ex tecnico del Torino ha avuto appena il tempo di conoscere i suoi nuovi giocatori: due giorni di ritiro, non più di un paio di sedute di allenamento, e poi tutti in campo contro la finalista dello scorso Europeo. Dato che Ventura è sì un bravo allenatore (per alcuni, nemmeno questo) ma non un mago, era onestamente difficile ed ingeneroso attendersi un'Italia spumeggiante, che avesse già assimilato in pieno quelle che sono le idee del nuovo tecnico.

E poi c'era una rosa ancora appesantita dai carichi sostenuti in estate, c'era l'assenza di una colonna del sistema difensivo azzurro come Bonucci, ci sono stati errori individuali (Chiellini, Donnarumma) di certo non imputabili all'allenatore. Insomma, ce n'era abbastanza per prendere con le molle l'esito dell'amichevole (genere di partita, peraltro, da sempre indigesto all'Italia pallonara) senza creare allarmismi, senza far partire i soliti imbarazzanti processi mediatici.

Il processo, invece, è partito eccome. Imputato: Giampiero Ventura, colpevole di chiamarsi Giampiero Ventura, di non aver mai allenato una big e non avere, di conseguenza, il "pedigree" giusto per allenare la nazionale italiana di calcio. Che poi, chissà che cosa significa, questa strana parola prestata al calcio dal mondo animale. Il tribunale dove il processo è andato in scena, com'è ovvio al giorno d'oggi, è quello dei social network, sui quali, fin dai minuti successivi al triplice fischio di Kuipers, è stato possibile reperire alcune autentiche perle partorite dai milioni di sedicenti Ct italiani.

"Questo convoca solo milanisti per leccaculismo nei confronti di Berlusconi"

"Sei un bluff, tu e il tuo modulo!"

"Un perdente, come Prandelli"

"Ma questo ci è o ci fa? Sono seriamente preoccupato"

"Allenatore mediocre, poche idee e ben confuse"

"Da cacciare subito"

Dalle presunte macchinazioni pro-Milan alle condanne vere e proprie, queste sono solo alcune delle sentenze emesse dal web nelle ultime ore, dalle quali abbiamo ovviamente tralasciato gli insulti, le offese, gli auguri di una morte in tempi brevi (si, qualcuno ha scritto anche questo). Frasi prive di ogni logica, condanne verso un allenatore che ha avuto modo di lavorare con la sua squadra per appena un paio di giorni, prima di affrontare una delle selezioni nazionali più forti al mondo. Frasi che confermano una volta in più uno dei grandi, grandissimi problemi del pallone italiano. Non la mancanza di campioni, non la mancanza di tecnica, nemmeno la mancanza di risorse economiche, ma la totale e desolante mancanza di pazienza. Così come non c'è pazienza nei confronti dei giovani, accantonati dopo due prestazioni sottotono, non c'è pazienza nei confronti degli allenatori, a cui si chiede tutto, e anche un po' di più, e lo si chiede subito. Non hanno pazienza i dirigenti, non hanno pazienza i tifosi, non hanno pazienza gli appassionati. Si pretende tutto e subito, anche quando quel tutto è francamente difficile, quando non impossibile, da ottenere. Perchè da questa nazionale, detto in tutta franchezza, è davvero difficile tirar fuori una formazione in grado di dominare contro una squadra come la Francia, sia l'allenatore Ventura, Guardiola, Mourinho o Mago Merlino.

Invochiamo i giovani, ma se i giovani toppano dalle due partite in su storciamo il naso.
Invochiamo la meritocrazia, i tecnici che hanno fatto la gavetta, poi, quando uno di questi viene eletto come Ct della nazionale, andiamo a fare le pulci sul fatto che non abbia mai allenato una big. Non c'è pazienza, non c'è coerenza.

E se l'Italia del pallone sembra non conoscere pazienza, speriamo almeno che ne abbia a sufficienza lui, lo stesso Ventura, per sopportare i continui processi cui verrà sottoposto.

[A.D.] - liberopallone.blogspot.it - Riproduzione Riservata

foto www.borderline24.com

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