mercoledì 14 settembre 2016

Quando Francesco smetterà


Per chi è nato tra la fine degli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta, Francesco Totti è un punto fermo. Perchè se la maglia numero 10, nella gran parte delle grandi squadre europee, è passata negli ultimi vent'anni di spalla in spalla, vestita da decine di giocatori diversi, alla Roma è andata diversamente. La maglia numero 10 della Roma, negli ultimi vent'anni, ha avuto un solo, incontrastato proprietario. Ed ecco perchè Francesco Totti, per la mia generazione, è un punto fermo. Come il caffè caldo la mattina, come il calcetto del venerdì sera, come la birra del sabato con gli amici. Per noi, lui c'è sempre stato. Nello stesso posto, con la stessa maglia, rimanendo uguale a sè stesso mentre tutto, intorno a lui, è cambiato vorticosamente e ripetutamente.

E quando Francesco smetterà, saremo tutti un po' più vecchi, un po' più poveri, un po' più persi. Lo chiamo per nome, Francesco, perchè è come un amico che mi sono portato dietro dall'infanzia. Poco dopo la metà degli anni Novanta i ragazzi della mia generazione erano appena dei bambini, bambini che si accostavano affascinati al meraviglioso circo del pallone: Francesco era già lì, con la maglia numero 10 della Roma sulle spalle, cui si sarebbe aggiunta ben presto la 10 azzurra della nazionale.


Gli anni passavano, ogni estate molte squadre cambiavano volto, tanti campioni cambiavano casa, cambiavano maglia, cambiavano nazione. Ma Francesco no, lui rimaneva sempre lì, anno dopo anno, con la 10 della Roma ben salda sulla pelle. Arrivò il nuovo millennio, noi diventavamo adolescenti, tante cose intorno a noi cambiavano, giorno dopo giorno. Ma quel punto fermo rimaneva. Mentre il calciomercato diventava qualcosa di folle, mentre ogni appassionato faceva fatica a star dietro alle rivoluzioni messe in atto da tante società ogni estate, Francesco rimaneva lì, irremovibile, indiscutibile. Così che ogni innamorato del pallone sapesse sempre dove trovarlo.

Poi noi ragazzi nati a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta siamo diventati uomini, e mentre gli idoli che ci avevano accolti, quasi vent'anni fa, nel meraviglioso e scintillante pianeta pallone, uno ad uno hanno smesso, uno ad uno hanno detto basta, Francesco no, Francesco è rimasto con noi, al suo posto, con la 10 della Roma ancora incredibilmente e romanticamente sulle spalle.


Francesco c'è sempre stato: c'era quando eravamo appena dei bambini, c'era quando siamo cresciuti e siamo diventati adolescenti, c'è adesso, che siamo uomini. Il calcio è cambiato, è cambiato il nostro modo di seguirlo, tante cose, molto spesso, rischiano di farci disinnamorare di questo gioco. Poi, però, basta guardare Francesco, in campo con la 10 della Roma, e passa tutto, e torniamo ad amarlo follemente, questo favoloso gioco che non è solo un gioco. Il calcio è cambiato, ma Francesco no, Francesco è un pezzo del calcio che fu che è sopravvissuto fino al 2016. Un pezzo raro, e per questo pregiato.

Francesco è di più, è un pezzo della nostra vita da appassionati di pallone, è un amico d'infanzia che non ci ha mai voltato le spalle. E' rimasto lì, da oltre vent'anni, lì nello stesso posto, con la stessa maglia, con lo stesso volto. Così che noi sapessimo bene dove trovarlo, mentre tutto intorno a noi cambiava a velocità folle.


E quando Francesco smetterà non sarà solo la fine della carriera di un calciatore meraviglioso.
Quando Francesco smetterà noi, che siamo nati a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta, saremo tutti un po' più poveri, un po' più persi, privi di quel punto fermo che ci ha accompagnati fin dall'inizio della nostra storia d'amore col pallone.

Saremo tutti un po' più vecchi, quando Francesco smetterà di tirare calci ad un pallone, quando svestirà quella numero 10 della Roma per non indossarla più.
Un po' più vecchi, un po' più tristi.

[A.D.] - liberopallone.blogspot.it - Riproduzione Riservata

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